
di Adele Elisabetta Granieri
La storia dell’azienda si intreccia con quella di un nobile casato siciliano, quello degli Spadafora, le cui prime tracce certificate risalgono al 1230.
Fondata da don Pietro dei Principi di Spadafora, che ricevette in eredità la tenuta dallo zio Michele De Stefani, valente agricoltore ed allevatore di cavalli da corsa, l’azienda oggi è condotta da Francesco Spadafora, figlio di don Pietro, assieme alla moglie Claudia e alla figlia Enrica.
Cento ettari vitati di proprietà, tutt’intorno alla cantina, ad un’altezza variabile tra i 220 e i 400 metri sopra il livello del mare, coltivati a Chardonnay, Inzolia, Catarratto e Grillo, come uve a bacca bianca, e Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Nero d’Avola, a bacca nera. Le vigne sono condotte secondo i dettami del regime biologico, con interventi ridotti al minimo indispensabile e bassissime rese per ettaro. Stessa attenzione in cantina, con le fermentazioni attivate attraverso pied de cuve con lieviti indigeni e vinificazioni estremamente rispettose della materia prima, senza aggiunta di solforosa.
“Principe G” Bianco 2019: da uve Grillo, un bianco affinato in cemento, che profuma di cedro e limone, con soffusi ricordi di zagara e una nota iodata di sottofondo. Il sorso e vivido, energico, di grande freschezza, con bell’allungo salino nel finale.

“Il Nostro Rosato” 2020: da uve Nero d’Avola, un rosato dal colore cerasuolo intenso e luminoso, che profuma di amarena e fico d’India, con delicati richiami scorza d’arancia e note mentolate di sottofondo. Il sorso è fresco, pieno, saporito, con una bella progressione gustativa.

“Don Pietro” Rosso 2019: da uve Nero d’Avola (40%), Cabernet Sauvignon (30%) e Merlot (30%), profuma di frutti di bosco, muschio e terra bagnata, con sottili ricordi balsamici di sottofondo. Al palato è fresco, agile, affilato e succoso, con un deciso finale salino.

Nero d’Avola “Schietto” 2014: un Nero d’Avola dal deciso timbro mediterraneo, che si apre con note di fiori di ginestra, scorza d’arancia e more mature, per poi lasciare spazio a sentori di erbe aromatiche e una soffusa nota di grafite. Il sorso è pieno e carnoso, con un nitido ritorno fruttato.
