Immaginiamo di versare il vino nel calice, lo odori, lo giri nel bicchiere, appoggi il bicchiere alle tue labbra e dai il primo di sorso.
Ti fermi un attimo, guardi il bicchiere, ammiri il colore, le diverse sfumature, e inizia la storia del secondo sorso; da li ti si apre un mondo nuovo.
La storia del secondo sorso parte da lontano perché ti riporta indietro nel tempo quando non bevevi vino ma ti incuriosiva annusare tutti gli aromi dei cibi, della natura che ti circondava.
Il secondo sorso è quello che fa un vino.
È un’aspirazione.
Capita e può capitare di socchiudere gli occhi al secondo sorso per concentrarti meglio ma può capitare anche che provi le stesse sensazioni del primo perché è qualcosa che è rimasto a metà.
Cosa rende così speciale il secondo sorso ?
Attiva la memoria e lo abbiamo detto ma ti proietta nel mondo unico dei sensi.
Solo i grandi vini trasmettono il secondo sorso e, per la mia esperienza, difficile che sia un vino giovane perché ha bisogno di completare il suo ciclo.
La temperatura del vino può influenzarti come il tipo di bicchiere ma se un vino ha il secondo sorso, prima o dopo, viene fuori.
Va oltre il tuo stato d’animo perché è molto più prepotente ed entra dentro di te per la sua determinazione.
Non lo stabilisci prima che farai un vino con dentro un secondo sorso, non puoi saperlo; devi saperlo aspettare.
Il secondo sorso è un po’ come la metafora della vita.
Francesco Spadafora