Negli ultimi 20 anni, visti i cambiamenti climatici, si era sparsa la voce che saremmo diventati un prolungamento del deserto del Sahara e quindi siamo corsi tutti al riparo per trovare tutte le soluzioni logiche possibili .
Comprati stock di bermuda, un’infinità di cappellini, borracce d’acqua, alzate di almeno 20 cm le piante da terra per avere più aria sotto il filare ma, forse, si erano dimenticati di dirci di spegnere la televisione e di collegarci con la realtà.
Gli ultimi mesi abbiamo dovuto sostituire i bermuda con pantaloni lunghi, i cappellini con gli ombrelli ed abbiamo dovuto defogliare le piante per creare più aria all’altezza dei grappoli.
Gli agricoltori oramai sono bravi nel trovare le soluzioni più rapide e non temono i cambiamenti, consapevoli dell’instabilità che caratterizza il clima.
A chi vive la terra non è passato inosservato la scomparsa dell’anticiclone delle Azzorre da nord ovest, sostituito dall’anticiclone africano umido e spesso fuori luogo per cui caldo anomalo fuori stagione, temporali estivi e trombe d’aria come quelle che si vedevano da piccoli in televisione d’estate .
Ancora più importante il concetto del biologico, naturale e sostenibile perché solo interpretando questi cambiamenti possiamo riuscire ad accompagnare le piante, senza farle soffrire, fino alla completa maturazione dei grappoli.
Il concetto di lungimiranza lo abbiamo accantonato ed è stato sostituito dal concetto di interpretazione a stretto giro di posta, ma l’obiettivo non cambia perché solo producendo uva sana si può produrre quel vino che trasmetta la nostra identità.