Eliminare il superfluo

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Imparare ad eliminare il superfluo è la cosa più importante quando si produce vino.
Superfluo è sperare che il primo sorso abbia già convinto.
Superfluo è immaginare che quel primo sorso possa dare sensazioni che rimarranno uguali per il resto della bottiglia.

Basta riflettere sul perché si usa una chiusura nella bottiglia piuttosto che un’altra.
L’evoluzione di una bottiglia passa anche da questo; l’affinamento guida l’evoluzione di un vino, il sapere aspettare traccia la vita di un vino.
Quando lo produci devi cogliere quanto tempo ci vorrà perché quella gioventù si trasformi in adolescenza e poi in maggiore età, fino ad arrivare ad una età che ti possa considerare adulta, per seguirlo poi nella sua maturità.
Durante la beva cogliere le sfumature tra un bicchiere e l’altro e proiettarti sempre in avanti ma senza mai dimenticare il suo inizio per apprezzarne meglio il dopo.
Ricordarti l’uva che ha prodotto quella bottiglia.
Ricordo perfettamente come nella prima bottiglia di Schietto Nero d’Avola selezione limitata non riuscivo a leggere tra le righe quel vino così diverso dal Syrah o dal Cabernet.
Non riuscivo a cogliere quelle sfumature semplicemente perché non gli avevo dato tempo.
Devi mangiare uva per capire quello che sarà.
Devi tornare indietro ed una vota superato il superfluo ritorni alla madre uva, ritrovando tutto questo nel tuo bicchiere.
Il vino ha bisogno del suo compagno, ha bisogno che nella tua bocca si mescolino sensazioni diverse date dall’unione con il cibo.
Il cibo, quel piatto, deve rappresentare le sue caratteristiche e così quel vino che gli vive accanto.

Non vuoi il superfluo, vuoi che insieme stiano bene e di certo non vorresti mai produrre qualcosa che sia solo un bicchiere colorato.