Spesso la cucina così come il vino viene visto come qualcosa che non tutti possono fare, quasi come se fosse un’arte per pochi.
È vero che esiste vino e vino e cucina e cucina ma è anche vero che la fantasia gioca un ruolo fondamentale sia nel primo che nel secondo caso.
Oggi vi scriverò una ricetta pensata solamente con quello che ho intorno. Provate ad immaginarla.
Dovrò farvela gustare senza uno dei sensi fondamentali in caso di cucina, il gusto, ma cercherò di farvela mangiare solamente leggendo.
Una normale domenica, cielo nuvoloso, un po’ troppo vento per i miei gusti, ma ,giusto fuori dalla porta di casa, uno degli alberi di arancia che, come ogni mattina, mi guarda e mi invita a raccogliere qualche suo frutto.
Li fa ogni anno, io mi limito a potarlo un po’ e lui li rifà l’anno dopo.
Li fa ogni anno, io mi limito a potarlo un po’ e lui li rifà l’anno dopo.
Poco più lontano, nella zona delle erbe aromatiche, il rosmarino, oramai diventato una pianta molto grande dai rami sempre verdi, mi suggerisce di raccoglierlo.
Nel frattempo avevo conservato del pane per farne mollica, poi tostarla un po’ e, una volta raffreddata, aggiungere un po’ di zenzero in polvere .
Una volta spremute le arance, per 100 grammi di pasta ne bastano tre, le metto in un pentolino a fuoco lento per farle ridurre così da avere un gusto più concentrato, questo servirà anche per legare la pasta.
Trito fino il rosmarino così da farlo ammorbidire nella arancia in cottura.
Quando la pasta arriva ad un po’ più di metà cottura, una volta scolata e conservata un po’ di acqua, la metto in padella dove si completa l’opera .
Aggiungo un po’ di acqua, poi la riduzione di arancia al rosmarino fresco ed una spolverata del pane tostato e scottato con lo zenzero .
Ne aggiungerò ancora un po’ una volta impiattata la pasta.
La pasta è pronta.
Con forchetta e cucchiaio la trasferisco dalla padella al piatto aggiungendo una spolverata di pangrattato ed il solito filo di olio buono .
Con forchetta e cucchiaio la trasferisco dalla padella al piatto aggiungendo una spolverata di pangrattato ed il solito filo di olio buono .
Spero così di essere riuscito a farvi mangiare un piatto di pasta, per ora, solo con l’immaginazione ma così anche voi pronti per rifarlo.
Se la mangerete per colazione alle 13, abbinerei un bianco fresco ma comunque aromatico e quindi un Don Pietro bianco.
Se la mangerete al pranzo serale, abbinerei uno Chardonnay non troppo giovane e con una buona struttura.
Vale la pena provare.