Non è più il tempo di chiedersi se dove abbiamo scelto di vivere sia il posto migliore per noi.
Rimanendo fermo a casa propria, ci si può concentrare suoi luoghi da vedere.
Dicono che l’immaginazione aiuti e abbia una grande influenza e importanza nella nostra vita, che sia un propulsore di benessere e ritengo che questo sia il momento per provare ad usarla.
Non hai visto San Francisco, non sei stato a Los Angels, vorresti rivedere New York per assaporarla meglio; sei stato a Londra, Parigi, ricordo le luci e l’atmosfera magica di questa città.
E poi Los Roques, Città del Messico, Pechino, New Delhi, Mumbai, Hong Kong … un elenco lungo di posti meravigliosi, ma mi tornano in mente quel viaggio a Stoccolma, a Copenaghen, a Ginevra, a Zurigo, Amsterdam, e ancora Berlino, Monaco, Mosca e San Pietroburgo.
E chissà quanti ne ho dimenticati.
Usare l’immaginazione, ci dà la possibilità di ricominciare a viaggiare, e dunque progettare un nuovo affascinante itinerario nel mondo.
Dove vorrei essere adesso?
Penso alla Nuova Zelanda e all’Australia, terra che mi ha sempre attratto molto, al Sud Africa. Eppure ho scelto di vivere in un posto diverso, in un luogo, Virzì, dove vivere significa partecipare e condividere una storia iniziata prima di me e che ho deciso di portare avanti con passione.
La domanda iniziale era: perché, pur avendo un mondo a disposizione, vivo a Virzì?
Ho viaggiato, conosciuto e visto realtà e culture diverse, ma come ben sappiamo “nessun posto è come casa” e il mio cuore mi ha riportato sempre qui, a Virzì, la mia casa.
Per me un luogo per chiamarsi casa, deve racchiudere tanti ricordi, deve avere un significato importante, magari è il luogo dove si è cresciuti o dove abbiamo creato la nostra famiglia. Questa campagna l’ho ereditata da io padre e lui a sua volta da suo zio; è una terra vissuta e tramandata da generazioni della nostra famiglia.
Qui veniva mio padre, dopo di lui io e adesso anche mia figlia, mai per obbligo ma per passione.
Qui ho imparato tutto quello che so sul vino, ho fatto la mia prima vendemmia, ho imparato a lavorare la terra, ad ascoltare le piante e ho realizzato la mia prima bottiglia nel lontano 93.
Guardo la mia terra e vedo storia, famiglia, passione, fatica, amore, rispetto, lavoro.
Come potrei non definirla la mia casa.
Non ho bisogno di chiedermi il perché di questa scelta, la risposta me la do ogni mattina quando, prima dell’arrivo degli operai, preparo la cantina, organizzo il lavoro della giornata in vigna guardando la nostra terra, la mia casa.