Un’altra Sicilia

Troppo spesso leggiamo e sentiamo che nel mondo del vino, parlando di Sicilia, si ritiene che di Sicilie ce ne siano due, una Etna Sicilia e poi un’altra che racchiude tutto il resto della regione.

Siamo abituati nello sport agli incontri tra una nazione ed il resto del mondo, ecco, un po’ così.

Ovvio che questa distinzione non mi trova per nulla d’accordo perché a parer mio di Sicilia ne esiste una che esce dai conflitti di area e che garantirà il futuro della nostra terra.

È la Sicilia delle persone di coscienza, di coloro che in annate sfortunate si premurano di selezionare talmente tanto le uve che il poco che verrà fatto sarà comunque ottimo.

Di quei produttori che vinificano senza alchimie, facendo fermentare le proprie uve senza solforosa e senza aggiungere lieviti selezionati, che assaggiano i propri vini più volte al giorno e travasano ogni qual volta è necessario, senza Sabati o Domeniche.

Di quei produttori che rappresentano le loro cantine e che sono chiari con i loro interlocutori; quei produttori che non hanno paura di parlare di piogge o di parassiti come la peronospora che sottraggono sostanza alle pianta, a macchia di leopardo; quei produttori che soffrono con la terra per le sue condizioni e che pensano alla potatura di Dicembre per capire come andrà l’anno che seguirà.

Noi, io, apparteniamo a quest’altra Sicilia spesso dimenticata, ma che sarà l’anello di congiunzione tra una terra considerata merce di scambio e la verità.

Francesco Spadafora